I primi dati raccolti in questi giorni indicano che i pazienti ricoverati affetti da Coronavirus presentano una elevatissima ipovitaminosi di Vitamina D.1
Lo studio dei professori di Geriatria e Istologia, Giancarlo Isaia e Enzo Medico, analizza le possibili concause per il contagio da COVID-19 e “propone la Vitamina D non certo come cura ma come strumento per ridurre i fattori di rischio“.1
Si può sopperire a una carenza di Vitamina D esponendosi il più possibile alla luce solare, condizione difficile in questo periodo. Ma è possibile sopperire anche alimentandosi con cibi ricchi di Vitamina D?
Purtroppo la Vitamina D è contenuta in piccola quantità negli alimenti. Il Ministero della Salute ha stabilito come dose ottimale di Vitamina D 50 mcg (microgrammi) al giorno.
Vediamo quanta vitamina D è contenuta in 100 g di alcuni alimenti:
- latte intero: 0,09 mcg
- robiola: 0,09 mcg
- parmigiano reggiano: 0,65 mcg
- uovo, tuorlo: 6 mcg
- carni fresche e conservate: 0 mcg
- pollo, selvaggina: 0 mcg
- maiale, fegato: 0 mcg
- vitello, fegato: 0,33 mcg
- pollo, fegato: 1 mcg
- merluzzo: 1 mcg
- sgombro: 4 mcg
- tonno: 5 mcg
- caviale: 6 mcg
- ostrica: 8 mcg
- sardina: 11 mcg
- salmone: 16 mcg
- anguilla: 20 mcg
- aringa: 30 mcg
- crostacei e molluschi: 0 mcg
- pesce d’acqua dolce: 0 mcg
- fungo champinion: 2 mcg
- fungo gallinaccio: 2 mcg
- cereali e prodotti a base di cereali: 0 mcg
- verdure e ortaggi: 0 mcg
- frutta fresca e secca con guscio: 0 mcg
- bevande alcoliche e analcoliche: 0 mcg
Da questi dati si evince come l’alimentazione, da sola, non è sufficiente a garantire le dosi ottimali di vitamina D; è quindi consigliabile una sua integrazione.
1 La Repubblica, 26/03/2020, “Coronavirus: Studio dell’Università di Torino. Assumere più vitamina D per ridurre il rischio di contagio”, di Jacopo Ricca.
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